Editoriale

26 Set

2016

La guerra di Piero

Il 13 aprile è morto a 89 anni Pietro Pinna (per tutti Piero), primo obiettore di coscienza al servizio militare nel 1948 e fondatore con Aldo Capitini del Movimento Nonviolento di ispirazione gandhiana in Italia.

Per la sua scelta nonviolenta e di rifiuto dell’uso delle armi, subì due processi militari e dovette scontare diciotto mesi di carcere militare prima di essere riformato per motivi medici.

Con Capitini, Pinna organizzerà la prima Marcia della Pace Perugia-Assisi nel 1961. L’anno successivo fonderà il Movimento Nonviolento e nel 1964 la rivista “Azione nonviolenta”.
Il ragionamento di Pinna era semplice: se la Repubblica “ripudia la guerra” (art. 11), allora anche io devo farlo rifiutando quegli strumenti, come l’esercito e le armi, che portano verso di essa e pensare a strumenti diversi.

Da qui nasce anche l’idea di un servizio ‘civile’ alternativo a quello militare e quindi un altro modo di difendere la Patria (art. 52)”.
Purtroppo oggi la parte più rilevante della sessione di Bilancio relativa ai fondi per il 2016, con i provvedimenti preparati dal ministro dell’Economia Padoan riguarda, come sempre, l’investimento in nuovi armamenti (su circa 21 miliardi di euro oltre 3,2 sono destinati al settore della Difesa, 2,3 in ambito aeronautico e 870 milioni per la Marina).

Aggiungendo altre voci, in totale quest’anno spenderemo  per nuove armi circa 4,65 miliardi di euro. Forse bisogna tornare con decisione agli esempi di Pinna, Capitini e tanti altri uomini di buona volontà e tornare a lottare per la pace.
Immagino la loro gioia l’11 aprile 1963, nel leggere la Pacem in terris di Giovanni XXIII: “Giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci.

A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale.”

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