Editoriale

03 Ott

2016

Un saluto a Eco

Assisto alla televisione ai funerali di Umberto Eco. Gente famosa e gente comune, parole ispirate, ringraziamenti. Il tono volutamente sereno del funerale laico.

Si è trattato di un grande personaggio, un uomo dal respiro mondiale. E già questo basterebbe per rimpiangerlo: non ne abbiamo molti e ne mancano non solo in Italia. È l’epoca dei particolarismi, che ci piaccia o no: l’epoca in cui cerchiamo sì radici (sforzo benedetto), ma in terreni poco profondi.

E mi piace ricordare due immagini.

La prima è un video di Umberto Eco, virale su internet, che si aggira nella sua vasta libreria di casa e il suo andare sembra non avere fine. E viene alla mente una cultura che oggi può accedere a informazioni per molti canali, e non solo quelli considerati angusti della carta stampata e rilegata, ma perde in densità quel che guadagna in velocità. È così e non ci si può fare nulla. E anche Eco lo sapeva bene. Se ne va prima di vedere le conseguenze di tutto questo cambiamento.

La seconda è lui, sempre in un video, che vestito da cattedratico (con toga barocca nera e collettone bianco) dice in sostanza, papale papale: “su internet possono esprimersi tutti, e questo è un bene, ma accade anche che abbiano diritto di parola tanti cretini che una volta si limitavano a blaterare al bar”. Anche le conseguenze di questo, Eco non le vedrà prodursi appieno.

Lo saluto e mi piace pensare che comunque alla cultura e alla bellezza ci abbia creduto. E che in quanto ha pensato, detto e scritto di buono ci siano un po’ delle risorse spirituali di cui comunque avremo tutti bisogno.

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