La teologia è donna

13 Mar

2017

La teologia è donna

Abbiamo da poco ricordato, con una festa internazionale, le donne e la loro presenza in un mondo che fatica ad accettarle. Per i cristiani, ormai è una certezza.
Al di là di tanti stereotipi maschilisti duri a morire, la teologia è donna. Eccola lì. Nuova, fresca, fragile. Non ci si crede ma è così. Per rendersene conto bisognerebbe leggere la ricostruzione che ne fa la teologa Adriana Valerio, la quale rivisita la storia della Chiesa con un’ottica di genere; raffronta le esperienze maschili e femminili e ne ricostruisce l’intreccio di livelli e di circolarità all’interno della fitta trama del tessuto spirituale, culturale e politico. La teologa Lucia Vantini, su un altro fronte, ricorda come i pensieri “di genere” non possono essere facilmente scambiati per un invito a dimenticarsi dei corpi, e che sono portatori di una domanda essenziale: quali modelli di maschilità e di femminilità abitano la nostra cultura? La teologa e religiosa italiana Antonietta Potente, della congregazione dell’Unione delle Suore Domenicane di San Tommaso d’Aquino, ha sviluppato negli anni un’opera teologica a partire da un ripensamento della vita religiosa, alla luce di una spiritualità ancorata al presente che unisce mistica e politica. Il suo pensiero, si sviluppa verso un ripensamento del fare teologia a partire dalla riflessione ecologica e di genere. Quasi sulla stessa lunghezza d’onda è Teresa Forcades, del Monastero di Montserrat a Barcellona, una monaca benedettina, laureata in medicina e in teologia fondamentale, saggista nel campo della medicina sociale, della teologia trinitaria e di quella femminista. Vicepresidente dell’Associazione di Donne Europee in Ricerca Teologica (Eswtr) si dimostra in ogni suo intervento uno spirito libero e provocante, una vera rivoluzionaria (pacifica). Ci sono donne invece, come Cristiana Santambrogio, che partono dal loro essere discepole, dal loro essere donna e dal dialogo con altre donne – esegete e teologhe o lavoratrici della terra, del sociale, del quotidiano. Donne che hanno operato una scelta, forse parziale ma sicuramente consapevole. Nel suo libro, Maestro e discepole, Cristiana passeggia nel Vangelo di Luca, lo commenta ed esprime delicatamente un criterio non esclusivo. “Non esistono pericopi al femminile o femministe e altre no. Tutto è più sottile. Alcuni testi commentatissimi sono stati lasciati, altri scomodi sono stati presi. Le radici sono monastiche, i frutti laici. La novità resiliente del vangelo – e delle donne – fa da filo rosso”. Cristiana è traduttrice non solo per professione. Il suo è bilinguismo più radicale che accomuna molte donne. E la passione di far circolare significato fra mondi diversi, come Parola e quotidiano. Da anni di vita monastica francescana ha ricevuto il gusto del Vangelo che oggi approfondisce vivendo e lavorando a contatto con la terra e la sua gente, tra le vigne del Basso Vicentino.

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