Benvenuto don Mario

11 Set

2017

Benvenuto don Mario

Don Mario Delpini agli inizi degli anni 80 insegnava greco ai ragazzi del ginnasio del Collegio San Pietro di Seveso, e io ero uno di loro. Era bravo, preciso e, vista la materia, non tanto simpatico. Io ebbi però l’occasione di conoscerlo e apprezzarlo per la sua spiritualità. Riuscì successivamente, grazie anche a quella esperienza di condivisione, a coglierne l’acuta ironia e simpatia. Aveva infatti fondato un gruppo di preghiera pomeridiano basato sulla spiritualità orientale: il gruppo san Sergio. Io vi avevo aderito con entusiasmo, insieme a qualche compagno. Don Mario conduceva la nostra preghiera partendo dalla spiegazione e contemplazione delle icone. Una, in particolare, rimase per sempre nel mio cuore: la Trinità di Rublëv, che qualche anno dopo fu proclamato solennemente santo in occasione dei festeggiamenti del Millenario del battesimo della Russia (1988).  Il teologo russo Pavel Florenskij disse che l’icona di Andrej Rublëv era divenuta una delle espressioni mistiche più elevate in quanto aveva tradotto in immagine la visione mistica di San Sergio di Radonez, il santo a cui era dedicato il nostro umile gruppo di preghiera. Don Mario si dimostrò in quell’occasione attento alle nostre fatiche e valorizzava le nostre individualità, incoraggiandoci anche con cartoline estive, a perseverare nella meditazione. Piccole cose. Eppure me le ricordo ancora e sono riconoscente. Mi fu utile più il suo esempio di tutte le spiegazioni che poi trovai nei libri o nei corsi teologici. Mi aiutò a fare una buona esperienza spirituale che mi permise di trovare il buono anche nelle scoperte successive.

Oggi monsignor Mario Enrico Delpini è il nuovo Arcivescovo di Milano e offre alla città uno sguardo spirituale per affrontare cristianamente gli anni a venire. Già dalle sue prime parole scorgiamo le tracce di un cammino: “Credo che il richiamo del Papa a essere una Chiesa in uscita sia un richiamo alla conversione, a un atteggiamento che deve vincere le paure, le inerzie […] L’indebolirsi del riferimento a Dio porta allo smarrimento riguardo alla speranza e alla perdita di stima di sé: non sentirsi vivi per uno scopo, per una vocazione, per una missione”. Don Mario pensa alla sfida ineludibile del lavoro, pensa a creare un tessuto di buon vicinato, ad avere un sentimento solidale, vincendo l’anonimato e la solitudine. Pensa ai giovani, alle famiglie. Il nostro nuovo Arcivescovo è diventato prete con il cardinal Colombo, del quale vorrebbe custodire l’impostazione organizzativa della Chiesa di Milano, mentre del cardinal Martini, che lo chiamò ad essere Rettore del Seminario di Milano, ricorda l’intensità nel leggere la Parola di Dio e l’abitudine a vivere una dimensione spirituale profonda. Martini gli ha insegnato a non essere mai reattivo in modo spontaneo, affrettato, ma sempre pronto a coltivare una capacità di meditazione, riflessione, di interazione con l’interlocutore facendo emergere il meglio che c’è nell’altro. Del cardinal Tettamanzi ha amato la cordialità, la vicinanza alle persone e l’individuazione delle ferite particolarmente presenti nel territorio. Il cardinal Scola, gli ha insegnato a fare i conti con la modernità e a custodire il tesoro del Magistero ecclesiale argomentandone la bellezza.

Vorrei augurargli, a nome di Synesio, ogni bene. E, come insegnava san Sergio, possa aiutarci a vincere l’odiosa divisione di questo mondo contemplando la Santissima Trinità.

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