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Io sono Gerusalemme

Nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, mercoledì 6 dicembre 2017, papa Francesco salutava i partecipanti alla riunione del Comitato permanente per il dialogo con personalità religiose della Palestina, promossa dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. La Chiesa Cattolica è sempre contenta di costruire ponti di dialogo con comunità, persone e organizzazioni; e con i rappresentanti palestinesi, intellettuali e religiosi, è una vera gioia. Dice il papa: «La Terra Santa è per i cristiani la terra per eccellenza del dialogo tra Dio e l’umanità. Un dialogo culminato a Nazareth tra l’Angelo Gabriele e la Vergine Maria, avvenimento al quale fa riferimento anche il Corano. Il dialogo continua poi in maniera singolare tra Gesù e il suo popolo in rappresentanza dell’umanità intera. Infatti, Gesù è il Verbo di Dio e il suo parlare agli uomini e alle donne è, per riprendere le parole di un esponente musulmano, “il dialogo di Dio con l’umanità”». […]

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A proposito di molestie sessuali

Matteo Bordone, su il Post, ha dato voce pochi giorni fa a un mio dubbio a proposito della recente tempesta scatenata dalle rivelazioni di molestie sessuali degli ultimi decenni: negli Stati Uniti, nel Regno Unito e ora anche da noi. Ecco perché nelle mie considerazioni voglio partire da una citazione del suo bellissimo articolo: “Anche se le sopracciglia si alzano e gli angoli della bocca puntano al pavimento, le distinzioni sono fondamentali. È vero che vengono prima le vittime, è vero che ognuno ha i traumi che ha, ma è anche vero che esiste la sostanza dei fatti. Quando qualcuno commette un omicidio, ci chiediamo con puntiglio se sia stato un incidente assoluto, un incidente causato dalla scarsa previdenza, un errore manifesto, un gesto violento finito male, un piano ben congegnato. È normale e giusto che lo si faccia per qualsiasi reato e qualsiasi contesto, per quanto sia arduo e […]

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Tornare a pe(n)sare la vita con attenzione

Il cardinal Martini, più volte ha fatto uso di un adagio che non sempre è stato percepito bene e che possiamo riassumere così: “Meglio un non credente che pensa, che un credente che non pensa”. Naturalmente, questo significa che un credente capace di pensare la sua fede è davvero un valore aggiunto (e questo non lo si è sottolineato mai abbastanza). Ora, la mia impressione è che, negli ultimi decenni (da metà degli anni 90, almeno…), molti – credenti e non – hanno smesso di esercitare questo dono fondamentalmente che appartiene alla donna e all’uomo in maniera specifica: quello di “vivere pensando”. Vivere la famiglia, pensando; vivere il lavoro, pensando; vivere la fede, pensando. Pensiero non è teoria (anche se la teoria fa parte del sistema-pensiero); pensiero, anche etimologicamente, è “capacità di pesare il reale”, di “ponderare l’esistenza”, e di farlo con attenzione. Il credente (ma anche il non credente) […]

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