Caterina Zaira Laskaris è la poetessa che ha scritto La quotidiana psicomachia. Caterina mi ha donato l’esemplare numero 81/300 illustrato dall’artista pavese Angela Macelli: una sintonia creativa che trasporta dalla lettura alla contemplazione. Un libro ricchissimo di emozioni e riflessioni. Basta elencare i titoli dei sedici capitoli per comprenderne la portata visionaria: Ira, Superbia, Umiltà, Invidia, Accidia, Lussuria I, Lussuria II, Temperanza, Gola, Tristezza, Gioia, Avarizia, Paura, Rancore, Delusione, Speranza.
Per comprendere i testi di Caterina forse bisognerebbe fare riferimento alla prima e più influente allegoria medievale: la Psicomachia del poeta tardo-latino cristiano Aurelio Prudenzio Clemente, la prima di una lunga tradizione di lavori molto diversi tra loro. Ma, a onor del vero, la psicomachia (dal greco ψυχή anima e μαχή lotta) è in fondo semplice da capire, perché riguarda tutti gli esseri umani. È il quotidiano, così come lo conosciamo.
Angela ha creato per l’opera 17 monotipi stampati su carta e prodotti a tecnica mista utilizzando inchiostri grassi, chine e acquarelli stesi su lastre di vetro e di masonite. Ho scelto di trascrivere un capitolo del libro e l’ho corredato dell’immagine creata apposta per ampliare l’emozione della parola. Un piccolo assaggio del mondo di Caterina e della sua poetica.
Paura
La paura sta ferma
non trema come il resto del corpo
è qualcosa di più immobile
di un cubo di pietra
di una scheggia gigantesca
piantata nelle rocce.
Tace.
Pesa.
Sta.
Paura infinita
concentrata in un pinnacolo.
Poggia su di me.
E si appoggia al desiderio
come la cosa più naturale
è la pelle che ne avvolge il dorso
è l’ombra che si stende dietro.
Se il desiderio
tremolante nella luce
fosse un corpo
la paura
sarebbe la sua schiena.