E che sia un Natale SYN

E che sia un Natale SYN

SYN è la sigla abbreviata di SYNesio.

Non sono un glottologo ma mi piace pensare che nel nome che ci identifica ci sia quel “con” di ellenica memoria.  Un anelito al confronto, alla ricerca dell’altro, seppur diverso, nella passione della ricerca della sintesi. In una parola: unità. Eppure in questi giorni di unità se ne vede in giro davvero poca. Merce rara, come i saldi prima di Natale. Già, il Natale. Si avvicina inesorabile mentre la divisione impera e lacera le coscienze. Sindaci che chiedono scusa, altri che si sottraggono per leggere le carte. Partigiani divisivi di un istante che non diventa mai progetto inclusivo, partecipativo, invitante.

In questa concitata schizofrenia ho trovato ieri casualmente una SYNtesi. Insegnando da precario da vent’anni nella scuola pubblica ogni settimana (mi) interrogo cinquecento studenti. Una di loro mi ha indicato la via per ricomporre l’unità. Francesca, 21 anni, mia alunna qualche anno fa. Nietzsche diceva: “Chi ha un perché per vivere, sopporta qualsiasi come”. Il mio perché questo Natale l’ho trovato nella Maestra Francesca, nel suo senso del vivere che sopporta qualsiasi come. Che fecondi anche il nostro come in un Natale che sia finalmente SYN. Auguri!

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Il ponte dell’Immacolata

Le offerte di viaggio per questi giorni del ponte dell’Immacolata sono le più disparate. Anche perché quest’anno l’8 dicembre cade di giovedì e si hanno quattro giorni a disposizione per intraprendere un bel viaggetto. Il tempo di crisi scoraggia i più, ma se il problema è solo quello di spender poco con meno di qualche centinaio di euro qualcosa si imbastisce lo stesso. Si possono visitare le capitali europee dedicandosi ad un tour culturale: musei, street art. In Italia ci sono posti belli e sconosciuti da visitare: parchi, borghi, luoghi curiosi e musei a cielo aperto.  Un viaggetto fuori Italia non necessariamente è costoso, specie se ci vengono incontro ottime tariffe delle compagnie aeree da prendere “al volo”: ad esempio si vola a Bucarest da 35 euro a/r partendo da Milano e da 48 a/r da Roma. E andare a Cluj-Napoca, per visitare le spettacolari Miniere di sale di Turda; o a Targu Mures; o a Timisoara; o…

E a questo punto mi chiedo: che ne è della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, motivo per il quale in questi giorni festeggiamo? Che ne è della nostra tradizione cristiana? Quale sapere trasmettiamo alle nuove generazioni del nostro Paese?

Allora, in controtendenza, oggi niente consigli di viaggio e offro gratuitamente – tratti dagli Angelus dell’Immacolata di questi ultimi anni – pensieri per nutrire anime e menti così poco e male alimentate.

“Tutto è dono gratuito di Dio, tutto è grazia, tutto è dono del suo amore per noi. L’Angelo Gabriele chiama Maria «piena di grazia» (Lc 1,28): in lei non c’è spazio per il peccato, perché Dio l’ha prescelta da sempre quale madre di Gesù e l’ha preservata dalla colpa originale. E Maria corrisponde alla grazia e vi si abbandona dicendo all’Angelo: «Avvenga per me secondo la tua parola» (v. 38). Non dice: “Io farò secondo la tua parola”: no! Ma: «Avvenga per me…».

Sant’Agostino afferma che la Vergine «ha concepito prima nel cuore che nel grembo» (Discorsi, 215, 4). Ha concepito prima la fede e poi il Signore. Questo mistero dell’accoglienza della grazia, che in Maria, per un privilegio unico, era senza l’ostacolo del peccato, è una possibilità per tutti.

Celebrare questa festa comporta due cose. Primo: accogliere pienamente Dio e la sua grazia misericordiosa nella nostra vita. Secondo: diventare a nostra volta artefici di misericordia mediante un cammino evangelico. La festa dell’Immacolata diventa allora la festa di tutti noi se, con i nostri “sì” quotidiani, riusciamo a vincere il nostro egoismo e a rendere più lieta la vita dei nostri fratelli, a donare loro speranza, asciugando qualche lacrima e donando un po’ di gioia.”

VOTARE, SÌ O NO, E SENTIRSI PARTE DELLA STESSA REPUBBLICA

 

Normalmente noi di Synesio ci occupiamo di argomenti di ampio respiro perché, sosteniamo, la nostra società ne ha gran bisogno. In queste settimane, tuttavia, non possiamo far finta di ignorare l’intenso dibattito pubblico a proposito del quesito referendario sulla riforma della Costituzione.

Dico subito che non abbiamo un’indicazione di voto: qualcuno di noi vota SI, qualcuno NO. Entrambi, mi pare, con validi argomenti. Nessuno di noi, invece, ha commesso uno dei due errori piuttosto diffusi in questi giorni:

– demonizzare l’avversario, le sue proposte, i suoi motivi;

– esaltare la politica (e quindi accendere i toni a suo proposito) come se la politica fosse la soluzione dei problemi dell’umanità.

 

Circa il primo errore: scrivendo libri di storia da circa vent’anni, lavoro anch’io per insegnare agli studenti che “totalitarismo”, ma anche solo “autoritarismo” sono parole serie. Ai tempi di Mussolini e di Hitler, per intenderci, la notte non c’erano in giro le mitiche “ronde” della Lega (io mai viste)… ma le squadracce militarizzate ed esaltate dei fascisti e le SA (poi SS, dopo sanguinosa purga interna) dei nazisti.

Insomma: non è solo questione di misura, è che stiamo parlando di cose umane e, soprattutto, comunque di cose repubblicane.

 

Circa il secondo, e più importante: attribuire alle scelte di un uomo politico, del suo schieramento, dei suoi alleati la capacità di uccidere la democrazia, o di provocare da solo le sofferenze dei meno agiati, significa attribuire a se stessi (come proposta di alternanza al governo) altrettanti poteri: ovviamente positivi, anzi, positivissimi!

Invece, la politica va, a mio parere, ben ridimensionata. Si tratta di cosa umana: se la trattassimo con molta più concretezza e meno messianismo ne guadagnerebbe.

 

Detto ciò, mi sono fatto un’idea, andrò a votare (e ci tengo: ho spostato un viaggio di lavoro per poterlo fare) e spero che vinca la proposta per cui voterò. Lunedì 5, però, mi alzerò dal letto e dirò a me stesso, comunque vada: Viva la Repubblica! E riprenderò a lavorare e ad amare. Anche il mio Paese, comunque sarà in quel momento.

 

Bookcity, come si evolve il libro e la scrittura

Che tra i tanti eventi di massa ve ne sia anche uno che riguarda i libri e la cultura non può che essere un buon segnale, non solo per noi di Synesio ma per la società tutta.

Si è chiusa infatti oggi (20 novembre ndr) a Milano la quinta edizione di Bookcity, un appuntamento fatto di libri e lettura con una partecipazione di pubblico che i media – ai quali non piacciono le mezze misure – definiscono “da record”: più di 160mila partecipanti (+10% rispetto al 2015) agli eventi e agli incontri organizzati negli oltre 250 spazi della città e dell’area metropolitana. In effetti i numeri di Boookcity dicono di un impegno consistente: oltre 1.000 eventi, più di 1.700 ospiti, 260 sedi (in tutti i quartieri di Milano e della Città Metropolitana), più di 200 case editrici coinvolte, oltre 250 scuole, 1300 classi, 165 progetti didattici proposti alle scuole, 99 incontri alle università.

Tra i tanti eventi di questi giorni ne segnalo uno che è anche un piccolo segno dei tempi che cambiano, sì ma non così tanto. Sofia Viscardi, una giovanissima youtuber (19 anni) ha richiamato centinaia di ragazze per la presentazione di un libro, “Succede” (Mondadori), il suo primo romanzo. Sofia è una star del web, il suo canale YouTube, aperto quando aveva 15 anni, ha più di 650mila iscritti, i suoi video hanno già raccolto più di 52 milioni visualizzazioni totali ai quali si devono aggiungere quasi 500mila i follower su Twitter e ben 1,3 milioni su Instagram. Sofia è una Millennials, cresciuta a pane, internet e social network eppure il suo libro ha già venduto più di 60mila copie in tutta Italia (oltre ad essersi tradotto nel progetto di un film).

Non abbiamo letto “Succede”, e non ci sfugge che il marketing abbia saputo in passato creare fenomeni culturali di massa a prescindere dal loro valore intrinseco, però ci piace che vi siano ancora tante persone che dedicano un loro week end ai libri e che, comunque, i nuovi canali espressivi offerti dal web non siano totalmente alternativi ai cari vecchi libri. Sicuramente l’editoria ha subito una profonda trasformazione con l’avvento di internet ma rimane ancora viva la domanda di “scrittura”.

Synesio si rinnova!

Synesio cambia veste. Una nuova “tenda” in cui accogliere e promuovere nuove idee.

Libri, incontri, corsi di formazione, serate, teatro e musica alla ricerca di nuove vie

per raccontare ciò in cui crediamo.  Anche questo è Synesio!

Libertà bene prezioso?

La libertà “non è star sopra un albero” cantava Giorgio Gaber e le celebrazioni del 25 aprile ci hanno ricordato quanto sia costata. Per proseguire la riflessione, sul destino della nostra società, libera e benestante, propongo la lettura di un testo nel quale si analizza come i nostri predecessori abbiano “amministrato la repubblica e quanto grande l’abbiano lasciata, e come trasformandosi a poco a poco sia divenuta la più sciagurata e corrotta, dalla migliore e più nobile che era”.

“Per primo crebbe il desiderio di denaro, poi quello di comando. Tali passioni furono l’origine di tutti i mali. Infatti l’avarizia sovvertì la fede, l’onestà e tutte le altre virtù; al posto di queste insegnò la superbia, la crudeltà, l’ateismo, il considerare tutto in vendita. L’ambizione spinse a diventare menzogneri molti uomini, ad avere una cosa nel cuore, un’altra palese sulla lingua, a stimare l’amicizia non secondo i meriti reali ma in base al vantaggio personale, e ad avere più un bell’aspetto che un buon animo. Questi mali all’inizio crebbero a poco a poco, talora venivano puniti; poi, quando il contatto dilagò quasi in pestilenza, la città si trasformò, il governo da giustissimo e ottimo divenne crudele ed insopportabile.

L’avidità non ama che il denaro, cosa non certo tipica dei saggi; questa forma di avidità è simile ad un veleno mortale: illanguidisce il corpo e l’anima dell’uomo; è sempre inesauribile e insaziabile, né l’abbondanza, né la penuria di mezzi riescono a placarla.

Dopo che le ricchezze cominciarono a rappresentare un merito e ne derivarono prestigio, autorità, potere, la virtù cominciò a intorpidirsi, la povertà ad essere considerata un disonore e l’integrità un’ostentazione”.

Sembra un testo contemporaneo. In realtà è tratto da la Congiura di Catilina di Sallustio, del I sec. a.C. Dei fasti dell’impero romano sono rimaste le rovine.

Massacri e Bellezza

Oggi nasce Synesio. Forse non serve. Forse servirà.

Forse è anche ora di finirla di pensare che ogni nascituro deve per forza servire a qualcosa. Vi sono cose splendide che non servono a nulla e cose orribili che invece sono utilissime. Basti pensare ai ragni.

I ragni, appunto: qualcuno ne ha orrore (anch’io, lo confesso), eppure tessono tele straordinarie. E mangiano le mosche. Sono brutti, utili e fanno cose splendide. Bisognerà, prima o poi, mettersi il cuore in pace, sul fatto che il rapporto tra brutto, bello e utile va ripensato in maniera nuova. Beh, Synesio dovrebbe essere così. Dovrebbe avere nel DNA questa necessità di progettare, ripensare, ragnificare, ramificare, comporre, fare rete, ideare… Il personaggio da cui Synesio prende il nome, filosofo nell’Alessandria che stava per non essere più pagana e diventava sempre più cristiana, era così: allievo di una donna che non si fece mai discepola di Cristo, credeva in Dio e studiava filosofia; vide la propria mentore squartata dai cristiani della città fomentati da un vescovo, eppure non perdette la fede; non divenne un fondamentalista né smise di studiare il pensiero antico; soffrì per la cultura che veniva distrutta e partecipò nel creare bellezza: scrisse liriche, amò l’arte e il pensiero. Non è la storia di sempre? Vedendo massacri, produsse bellezza. Forse non serve. Forse servirà.

Questo Papa ci fa lavorare

Questo papa dà da lavorare. Si avvicina l’inizio dell’anno santo della misericordia e in tanti, dentro la Chiesa, sono impegnati a organizzare pellegrinaggi, serate, incontri, ritiri, veglie. Fuori, invece, si dibatte sulle ripercussioni dell’evento sugli equilibri politici della capitale. Così, dall’una e dall’altra parte si rischia di dare per scontati i contenuti.

La misericordia di Dio va solo celebrata? Deve solo essere posta al centro del rinnovato fervore di molti come una parola d’ordine? Può essere una parola usata contro qualcuno, magari a sostegno di posizioni contrapposte in un limitato dibattito ecclesiale?
Il papa non la pensa così, perché legge il Vangelo tutti i giorni. Anche il 30 ottobre scorso:
“Dio ci perdona come Padre, e non come un impiegato del tribunale… Dio ci perdona da dentro. Perdona perché si è messo nel cuore di questa persona. Perché Dio ha compassione. Ma questa compassione non è avere pietà. Io posso avere pietà di un cane che sta morendo, ma la compassione di Dio è altro: è mettersi nel problema, mettersi nella situazione dell’altro, con il cuore di Padre”.

Mettersi nel problema? Mettersi nella situazione dell’altro?
Sì, c’è da lavorare. Soprattutto per chi, come noi, cerca ragioni e offre argomenti all’incontro tra gli uomini e alla liberazione della loro coscienza. Per non vendere parole d’ordine, ma frammenti di verità che parlino al cuore.

Ah, la pace!

Vent’anni fa, Ken Saro Wiwa fu impiccato nel cortile della prigione di Port Harcourt assieme ad altri otto attivisti ogoni. Poeta, infaticabile attivista per i diritti umani, aveva deciso di lottare contro i soprusi che la Shell e il governo dittatoriale nigeriano stavano imponendo alla sua popolazione. Oggi in Nigeria nulla sembra cambiato.

La vicenda della rivolta pacifica del Myanmar – ancora tutta da scrivere – sembra abbia avuto un esito diverso. I militari, dopo aver governato in maniera autoritaria l’ex Birmania per sessant’anni, si sono arresi qualche giorno fa, al volere pacifico del popolo. Sembra un sogno, eppure il generale Min Aung Hlaing, numero uno dell’esercito birmano, ha promesso di “cooperare col nuovo governo” formato dalla leader democratica Aung San Suu Kyi.

Ah, la pace! Così fragile, così necessaria, così dolorosa, così bella, così carica di mistero.

Papa Francesco, con la sua rivoluzionaria enciclica Laudato si’, – immediatamente contrastata, troppo rapidamente archiviata – invita a sperare: «L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune […] l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente […] non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi».

Contare tutti, contare sempre

Tutti parlano, in questi giorni, dell’unica cosa che sembra contare: la questione della guerra con Isis. E in effetti, la faccenda conta, conta molto. Conta il numero dei morti di Parigi, ma conta anche quelli di un aereo russo fatto precipitare; conta il numero dei civili uccisi a Raqqa, ma anche quello dei libanesi innocenti; conta il numero delle vittime curde, e anche quello dei morti nigeriani; e poi conta il numero dei morti in Iraq e quelli delle manifestazioni in Egitto dopo la caduta di Mubarak; e poi conta il numero dei morti palestinesi e di quelli israeliti; e poi… e poi… Non contano solo coloro che vogliono farci contare.

Contiamo insieme? In Africa, oggi sono 25 i Paesi in guerra. In Asia sono 11. In Europa 3 (Francia, Ucraina e Cecenia). In America 4.

E il numero dei morti? In Siria, negli ultimi 4 anni, i morti civili per azioni belliche (anche per i bombardamenti degli Occidentali) sono 78.000, il cui 25% donne e bambini. Nel Mediterraneo i naufraghi morti sono 3.500 nel 2014. In Iraq, negli ultimi 18 mesi: 15.000. In Ucraina: 1.100. Tra Nigeria, Camerun e Ciad: 7.000 morti per gli attentati di Boko Haram…

Il sangue dei morti ha lo stesso colore ovunque; e la pace è un dono da conquistarsi  e conservarsi da parte di tutti, non una realtà concessa gratis solo ad alcuni fortunati.

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